Martedì 12 marzo è arrivato il via libera del Parlamento europeo alla direttiva “Case green”.
Il testo contiene le nuove regole per ridurre il consumo energetico e le emissioni di gas a effetto serra del settore edilizio. Lo scopo della direttiva è quello di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030. Altro obiettivo è quello di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Tra gli obiettivi figurano anche la ristrutturazione di un maggior numero di edifici con le prestazioni peggiori e la diffusione delle informazioni sul rendimento energetico.
La direttiva “Case green” è stata approvata in via definitiva con 370 voti favorevoli, 199 voti contrari e 46 astensioni. Nonostante l’intesa politica preveda vincoli più soft rispetto alle richieste iniziali della Commissione europea, i partiti italiani Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega hanno votato contro la direttiva.
A favore, invece, i partiti PD, M5S, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva. Per diventare legge, la direttiva dovrà ora essere approvata formalmente anche dal Consiglio dei ministri e poi pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Secondo la Commissione europea, gli edifici dell’Unione europea sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra.
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Entrando nel merito della nuova normativa, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030. Inoltre, i nuovi edifici delle pubbliche amministrazioni dovranno essere a emissioni zero già dal 2028. Gli Stati membri potranno tenere conto, nel calcolare le emissioni, del potenziale impatto sul riscaldamento globale del corso del ciclo di vita di un edificio. Sono inclusi la produzione e lo smaltimento dei prodotti da costruzione utilizzati per realizzarlo. Per gli edifici residenziali, i Paesi membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035.
In base alla nuova direttiva, gli Stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica. Se tecnicamente ed economicamente fattibile, i Paesi membri dovranno garantire l’installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030. Gli Stati membri dovranno inoltre decarbonizzare i sistemi di riscaldamento eliminando, gradualmente, i combustibili fossili nel riscaldamento e nel raffreddamento entro il 2040. A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili. Saranno ancora possibili incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità significativa di energia rinnovabile. Sono un esempio i sistemi che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.
La nuova normativa non si applica invece agli edifici agricoli e agli edifici storici, e i Paesi membri possono decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.
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