È stato approvato il 21 ottobre dal Consiglio comunale di Vicenza il Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima (Paesc). Grazie a questo strumento il Comune si prepara a mettere in pratica le azioni necessarie per raggiungere gli obiettivi fissati dal “Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia”: ridurre le emissioni di Co2 di almeno il 40% entro il 2030, aumentare l’efficienza energetica, ricorrere a fonti rinnovabili e preparare il territorio urbano alle mutazioni del clima.
«L’obiettivo – ha dichiarato l’assessore all’ambiente Simona Siotto – è di raggiungere la quota di almeno il 27% di energia prodotta da fonti rinnovabili e un miglioramento del 27% dell’efficienza energetica attraverso una serie di azioni integrate dell’attività amministrativa, che coinvolgeranno tutto il territorio comunale sia dal punto di vista pubblico che privato, in accordo con quanto portato avanti dal Patto dei Sindaci».
Il Comune di Vicenza aveva aderito al Paesc nel 2019, iniziando contestualmente da un’analisi delle vulnerabilità del territorio (rischio idrogeologico, eventi meteorologici estremi, isole e ondate di calore…) per individuare poi uno spettro di interventi in grado di fronteggiare i problemi determinati dagli effetti dei cambiamenti climatici.
Il Piano si articola in 46 azioni complessive.
- 32 riguardano la mitigazione e sono rivolte alla riduzione delle emissioni di Co2. Tra queste si trovano il monitoraggio dei consumi energetici negli edifici pubblici e il sostegno alle azioni di miglioramento della loro efficienza energetica; gli investimenti per il trasporto pubblico locale; la lotta alla povertà energetica, ovvero la difficoltà di acquistare un paniere minino di beni e servizi energetici.
- 14 azioni puntano all’adattamento, per contrastare gli effetti e le vulnerabilità del cambiamento climatico. Ad esempio, la riduzione del rischio idrogeologico di alcuni fossati presenti in città, tra cui l’intervento di sistemazione idraulica e ricomposizione naturalistica in Strada Cul de Ola; la realizzazione di un’area a prevalente vocazione ambientale come quella del parco della Pace; e l’individuazione di linee guida per la replicabilità degli interventi idraulico-naturalistici di corsi d’acqua minori.