Gestire bene i fondi del Pnrr e usare il risparmiato per finanziare un numero maggiore di punti di ricarica ad alta potenza. È quanto propone di fare Motus-E, associazione che raggruppa tutti gli stakeholders della mobilità elettrica. Secondo il gruppo sarebbe possibile installare i 21.400 punti di ricarica, come da piano, risparmiando fino a 250 milioni di euro e arrivando, al 2030, a contare 108.000 punti di ricarica pubblica in Italia.
Motus-E ha lanciato la sua proposta tramite uno studio, “PNRR e Infrastruttura di Ricarica per la mobilità elettrica in Italia @2030: opportunità e indirizzi strategici” realizzato in collaborazione Strategy& Pwc.
«Con questo studio» dichiara Francesco Naso, Segretario Generale di Motus-E «vogliamo fornire uno strumento concreto per lo sviluppo di una rete di ricarica adatta al nostro Paese. Con questo nuovo studio abbiamo cercato di trovare soluzioni concrete per razionalizzare, ottimizzare e velocizzare l’installazione dei punti di ricarica ad alta potenza».
Il Pnrr oggi mette sul piatto 750 milioni di euro per l’installazione di 21.400 punti di ricarica accessibili al pubblico Fast e Super-Fast, entro il 2026. Secondo lo studio di Motus-E però sarebbe fattibile la realizzazione di un mix bilanciato di 21.400 installazioni, con potenze tra i 50kW e i 350kW (25% tra 50-100 kW, 50%tra 100-200 kW e 25% da 200 kW e oltre), per una spesa pubblica di cofinanziamento che è di 500 milioni di euro, inferiore a quella prevista dal PNRR per lo stesso numero di punti di ricarica.
Motus-E auspica nel documento che i fondi rimanenti, 250 milioni di euro, siano utilizzati per finanziare un numero maggiore di punti di ricarica ad alta potenza, o di punti a bassa potenza in aree a domanda debole (quasi 5.000 Comuni); per incrementare l’infrastrutturazione autostradale; per avviare progetti virtuosi come il VGI (Vehicle – Grid Integration) o un programma innovativo di ricarica pubblico/privata.
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