Elettrificazione del Tpl su gomma che stenta a decollare, è questo lo scenario fotografato dal Dossier Città MEZ 2021, redatto da Legambiente in collaborazione con Motus-E.
Nonostante le ingenti risorse stanziate dal Piano Strategico Nazionale della Mobilità Sostenibile, solo il 5,4% delle immatricolazioni di autobus nel 2019 era elettrico. Una percentuale che ci pone nella parte più bassa della classifica europea per questo tipo di investimenti.
Come testimoniano gli studi di Legambiente e Motus-E, tra 2019 e 2020 si è riscontrata una diminuzione del numero di veicoli della Tpl acquistati. Una delle cause che concorre alla riduzione di investimenti è stata la pandemia, che ha pesato gravemente sul settore. Secondo le stime il Tpl avrebbe avuto una contrazione dei ricavi pari a 1,65 miliardi di euro.
Questo a discapito del Piano Strategico Nazionale, che prevede 3,7 miliardi di euro in quindici anni per il rinnovo del parco autobus e 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 per interventi a favore delle imprese industriali della filiera degli autobus.
“L’elettrificazione del TPL su gomma è importante per il processo di decarbonizzazione dei trasporti” spiega nel Dossier Città MEZ 2021 Francesco Naso, segretario generale Motus-e “si calcola che ogni 1000 autobus elettrici a batteria si risparmiano 500 barili di diesel al giorno; nel 2020 in Europa, con l’uso di mezzi pubblici elettrici si è evitato di bruciare 279.000 barili di diesel al giorno, equivalenti al consumo della Grecia.”.
Tuttavia l’Italia è indietro nel campo del trasporto pubblico elettrico. Nonostante le risorse stanziate per il ricambio della flotta con il Piano Strategico Nazionale, solo il 5,4% delle immatricolazioni nel 2019 era elettrico. Nel triennio 2018-2020 la media Europea, invece, è triplicata, con la Germania da sola che ha riversato l’80% degli investimenti sui mezzi pubblici a batteria.
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