UNA TEMATICA COMPLESSA
Come si può capire siamo di fronte a una tematica estremamente ampia e articolata che può incidere sulla programmazione territoriale dei Comuni.
Infatti, a oggi solo poche Regioni hanno messo mano a una normativa specifica sulla rigenerazione urbana (Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Puglia, Toscana e Veneto) e da più parti si invoca una legge quadro nazionale non solo sulla rigenerazione, ma anche sul consumo di suolo e su altri ambiti connessi.
Non che manchino norme statali, ma si tratta di articoli di legge sparsi qua e là, dalla legge urbanistica, che il Consiglio nazionale degli architetti definisce antiquata, al testo unico sull’edilizia e altre norme ancora.
Spesso si è trattato di interventi normativi riconducibili a logiche di settore o a risposte dettate da emergenze territoriali, come sisma, alluvioni e così via. E, in molti casi, il legislatore ha fatto ricorso, con riferimento alla rigenerazione, a termini quali riqualificazione, riuso o recupero.
La rigenerazione è qualcosa di più complesso rispetto al mero intervento di riqualificazione fisico-strutturale di una componente immobiliare. È un intervento multidisciplinare e multiscalare. Multidisciplinare perché si configura come un progetto sociale ed economico che lega una pluralità di dimensioni: insediative; energetiche; ambientali; economiche; sociali e istituzionali. Multiscalare perché agisce dalla dimensione territoriale a quella dell’edificio, passando da quella urbana.
Va ricordato, a onor del vero, che la rigenerazione urbana e più propriamente il tema del recupero di aree delle città hanno trovato sponda dal Bando periferie del 2015. Come si evince dal nome si è trattato di un provvedimento che aveva e ha come fine il recupero delle zone periferiche delle città, spesso degradate. Tuttavia, non sono ancora state firmate le convenzioni con gli Enti locali entrati in graduatoria.
LE NORMATIVE REGIONALI
Come detto solo alcune regioni hanno prodotto leggi sulla rigenerazione urbana. In altri casi le leggi regionali scontano i problemi che abbiamo poc’anzi rilevato. Per esempio, pur nella sua indubbia rilevanza, la legge regionale del Piemonte n. 16 del 4 ottobre 2018 mischia termini e obiettivi. Già il titolo spiega questo aspetto: “Misure per il riuso, la riqualificazione dell’edificato e la rigenerazione urbana”. Le finalità della legge, come si dice all’articolo 1, sono quelle di limitare il consumo di suolo e riqualificare la città esistente, aumentare la sicurezza statica dei manufatti, le prestazioni energetiche degli stessi, favorire il miglioramento della qualità ambientale, paesaggistica e architettonica del tessuto edificato. A tal fine la norma regionale prevede interventi di riuso e di riqualificazione degli edifici esistenti, interventi di rigenerazione urbana e il recupero dei sottotetti e dei rustici.
Lo stesso si può rilevare in altre leggi regionali volte a definire norme per il territorio e il paesaggio o per rilanciare l’economia e la riqualificazione del patrimonio esistente.
Va detto, tuttavia, che non tutte le leggi delle sei Regioni che abbiamo citato fanno esplicito riferimento nel titolo alla rigenerazione urbana, ma contengono un articolato corpo di norme che disciplinano l’argomento.
Così la Regione Emilia Romagna ha emanato la legge 21 dicembre 2017, n. 24 “Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio”, la Toscana la legge 10 novembre 2014, n. 65 “Norme per il governo del territorio” e il Veneto la legge 4 aprile 2019, n. 14 “Veneto 2050: Politiche per la riqualificazione urbana e la rinaturalizzazione del territorio e modifiche alla legge regionale 23 aprile 2004”. Come si può notare queste leggi afferiscono a temi quali il governo e l’uso del territorio e, più direttamente, la riqualificazione urbana.
Le leggi delle altre tre Regioni (Liguria, Lombardia e Puglia) fin dal titolo guardano direttamente alla rigenerazione urbana, trattata quindi come materia a se stante, seppur legata ai temi dell’urbanistica, dell’edilizia e della gestione del territorio. Così la regione Liguria ha emanato la legge 29 novembre 2018 n. 23 “Disposizioni per la rigenerazione urbana e il recupero del territorio agricolo”, la Lombardia la legge 26 novembre 2019, n. 18. “Misure di semplificazione e incentivazione per la rigenerazione urbana e territoriale. nonché per il recupero del patrimonio edilizio esistente”, e la Puglia la legge 29 luglio 2008, n. 21 “Norme per la rigenerazione urbana”.
Pur nelle differenze di titolazione, tutte queste disposizioni contengono un corpus normativo che si occupa in modo esplicito della rigenerazione urbana, affrontandone i diversi aspetti, dal mero recupero edilizio al recupero e riuso di spazi urbani, dismessi, abbandonati, degradati, al consumo di suolo. Inoltre, in tutte assume un ruolo di primo piano la qualità della vita, declinata in sicurezza, ambiente ed energia pulita, servizi pubblici efficienti, mobilità sostenibile e partecipazione dei cittadini alle scelte di intervento, affidando ai Comuni il compito di individuare le aree di intervento e di presentare quindi gli opportuni progetti.
LA LUNGIMIRANZA DELLA PUGLIA
La qualità della vita è anche fra i punti cardine della costruzione di una Smart city ed è un concetto spesso accompagnato a quello della sostenibilità ambientale, ovvero realizzazione di spazi verdi, interventi sul sistema energetico, dall’illuminazione pubblica a tutti quegli interventi che mitigano l’emissione di CO2, compresi i trasporti. Fra queste leggi prendiamo in considerazione quella della Regione Puglia, vuoi perché è la prima in ordine di tempo, vuoi perché è il risultato di un percorso iniziato ancora prima della sua emanazione, vuoi infine perché la definizione di rigenerazione urbana che riporta è riconosciuta da molti esperti come un punto di riferimento. La legge infatti cita testualmente: “La Regione Puglia con la presente legge promuove la rigenerazione di parti di città e sistemi urbani in coerenza con strategie comunali e intercomunali finalizzate al miglioramento delle condizioni urbanistiche, abitative, socio-economiche, ambientali e culturali degli insediamenti umani e mediante strumenti di intervento elaborati con il coinvolgimento degli abitanti e di soggetti pubblici e privati interessati”.
All’origine della legge n, 21/2008 ci sono i Programmi integrati di intervento che risalgono alla fine degli anni ‘90. A partire poi dal 2005 la Regione ha focalizzato l’attenzione sulle periferie, introducendo i Programmi integrati di riqualificazioni delle periferie, finanziati con i fondi del Piano casa (circa 93 milioni di euro), uno fra i primi strumenti del sistema di pianificazione urbanistica regionale diretti al il sostegno della riqualificazione urbana delle periferie, in particolare quelle residenziali pubbliche. Di lì a qualche anno ecco la legge dl 2008 che ha previsto per la sua applicazione due strumenti: il Documento programmatico di rigenerazione urbana (Dpru) e il Programma integrato di rigenerazione urbana. Il primo stabilisce la strategia di intervento, individuando gli ambiti territoriali periferici e marginali, mentre il secondo mira a dare attuazione a tale strategia.
La legge n, 21 ha rappresentato il riferimento essenziale per la programmazione comunitaria dei Programmi operativi regionali (Por) basati sui fondi messi a disposizione dalla Comunità europea, nella fattispecie il Fondo europeo di sviluppo regionale (Por Fesr) e il Fondo sociale europeo (Por Fse). Tali risorse sono distribuite tra obiettivi tematici e priorità d’investimento predefiniti a livello comunitario, in modo variabile per ogni Regione e per ogni programma.
Una prima fase di rigenerazione urbana si è avuta nel 2011 con la programmazione comunitaria del Por Fesr 2007-2013, che si è attuata attraverso l’Asse VII – Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani. L’obiettivo generale dell’Asse è stato promuovere la rigenerazione di città e sistemi urbani valorizzando le risorse storico-culturali e ambientali e il contrasto dell’abbandono. La seconda fase si basa sulla programmazione dei Fondi europei Por Fesr- Fse 2014-2020 e rispetto al periodo è partita solo 2017. Infatti, nel maggio del 2017, la Regione ha pubblicato il nuovo avviso di finanziamento dell’Asse prioritario XII – Sviluppo urbano sostenibile – Azione 12.1 Rigenerazione urbana sostenibile. Questa nuova fase ha evidenziato, nell’elaborazione della strategia, la necessità di un documento intermedio tra Dpru e Piru, il documento della Sisus, Strategia di sviluppo urbano sostenibile. L’attenzione in generale è posta sulla qualità della vita ed è significativo che un obiettivo tematico sia declinato in Energia sostenibile e qualità della vita. Aree di intervento di questo obiettivo sono per la Regione Puglia l’efficientamento energetico degli edifici pubblici e la mobilità sostenibile. L’attenzione in generale è posta sulla qualità della vita ed è significativo che un obiettivo tematico sia declinato in Energia sostenibile e qualità della vita. Aree di intervento di questo obiettivo sono per la Regione Puglia l’efficientamento energetico degli edifici pubblici e la mobilità sostenibile. Dal punto di vista procedurale, i Comuni devono individuare le aree urbane, su cui attuare le strategie di rigenerazione mediate la realizzazione di azioni integrate, e l’Autorità urbana, ovvero i comuni responsabili, con il ruolo di organismi intermedi, che devono attuare la strategia, selezionando le operazioni.
L’ESEMPIO VIRUTOSO DI BRINDISI
Sono numerosi i Comuni pugliesi che, tra il 2018 e il 2019, hanno presentato progetti di rigenerazione urbana sull’asse XII Sviluppo urbano sostenibile. Tra questi Brindisi che, nel 2019, ha presentato una serie di interventi relativi al rione Paradiso; è previsto che i cantieri per i progetti prendano il via a luglio 2020 per concludersi entro fine anno, indicativamente a novembre. I tre progetti relativi al rione Paradiso approvati dal Comune riguardano l’efficientamento energetico dell’area, il completamento della fogna pluviale con separazione di quella nera da quella bianca e un progetto di riuso dell’acqua piovana. L’autorità urbana responsabile dell’attuazione della strategia integrata di sviluppo sostenibile è la Paradiso urban community, e per quest’area è stata destinata una somma di 1 milione di euro.
Un progetto che ha come obiettivo il contrasto al consumo di suolo, la riqualificazione delle infrastrutture di quartiere, migliorandone anche le prestazioni energetiche, un nuovo paesaggio urbano eco-energeticamente sostenibile, e il riequilibrio ambientale e la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, oltre al contenimento del consumo di suolo non edificato. Fra le opere previste per questo progetto vi è la realizzazione di un’area a verde integrata da parcheggi con tettoia ombreggiante dotata di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia rinnovabile. L’energia prodotta tramite il sistema di pannelli fotovoltaici potrà quindi integrare l’attuale alimentazione di rete destinata all’impianto di pubblica illuminazione, con conseguenti importante riduzione di spesa elettrica.
Gli altri due progetti riguardano la fogna pluviale e il riuso acqua piovana cui si aggiungono gli interventi per l’efficientamento del mercato coperto, la riqualificazione e messa in sicurezza di via Carducci, con realizzazione di aree e percorsi pedonali e di una nuova pista ciclabile, il recupero e rifunzionalizzazione dell’ex delegazione comunale e il recupero dell’ex consultorio.